«Torna sui tuoi passi».
Con queste parole e per mezzo del potere mediatico di cui dispone, un presentatore televisivo si fa voce dell’intero sistema patriarcale che condanna le donne al destino materno.
All’ospedale Mangiagalli di Milano, c’è una donna che ha deciso di non assumersi in prima persona la maternità del bambino che ha partorito, condividendo con la società intera e le sue istituzioni la responsabilità di cura della creatura.
Dietro a un discorso di apparente calore umano, le parole di Ezio Greggio risuonano come un’insopportabile condanna contro colei che tradisce il ruolo imposto. Colei che, di fatto lo abortisce.
«Non nasciamo per essere madri – scrivono le attiviste cilene del collettivo LASTESIS nel libro 𝘽𝙧𝙪𝙘𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙡𝙖 𝙥𝙖𝙪𝙧𝙖. 𝙐𝙣 𝙢𝙖𝙣𝙞𝙛𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙛𝙚𝙢𝙢𝙞𝙣𝙞𝙨𝙩𝙖 – e se lo siamo, è solo una parte della nostra vita, un ramo che forma il nostro articolato essere (…) Non tutte le mamme sono brave mamme. L’istinto materno non esiste. Non tutte vogliamo essere madri»
Ma a parlare non sono solo donne che lottano per l’auto-determinazione. Sono delle ex bambine abbandonate dalle proprie madri, e conoscono sul loro corpo il dolore dell’esperienza. Ma da dove viene quel dolore? – si domandano. Proviene da una società che ci ha insegnato a dare un senso all’abbandono solo quando a compierlo è il padre (che ci vuoi fare, è fatto così), e a nutrirci di misoginia verso le madri che hanno tradito il patriarcato.
«Non è una gara a chi abbandona di più. Ti fotte la vita allo stesso modo. Le domande che si fanno le persone abbandonate sono sempre le stesse, non importa chi ti abbia piantato in asso. (…) ma per qualche ragione l’intera società fa sentire che una madre incapace di esserlo ha una specie di male o malattia incurabile che colpisce la stessa natura»
La cura di questa ferita sociale, nelle performance de LASTESIS passa per la sorellanza, quel filo di solidarietà femminista con cui madre e figlia possano trovarsi insieme a dire:
𝑆𝑐𝑒𝑙𝑔𝑜 𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑏𝑒𝑙𝑙𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑑𝑒𝑐𝑖𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑒,
𝑆𝑐𝑒𝑙𝑔𝑜 𝑖𝑙 𝑐𝑜𝑟𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑒𝑟𝑚𝑖 𝑖𝑛 𝑡𝑒.
Ascolta un altro po’ di queste parole, Ezio Greggio:
𝑆𝑐𝑒𝑙𝑔𝑜 𝑙’𝑎𝑢𝑡𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑑𝑒𝑐𝑖𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑒
𝑆𝑐𝑒𝑙𝑔𝑜 𝑙𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑜𝑏𝑏𝑒𝑑𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑜𝑟𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑚𝑒.
Ovunque tu sia, sorella, noi sei sola.