Collana editoriale La Po Ra anagramma di PAROLA, lo spazio in cui il nostro pensiero si distende e si fa cura, confronto e condivisione per chi ci legge. Come tre note di un pensiero musicale che si tramanda, che vive nel tempo e nello spazio di chi entra in armonia, camuffato in sillabe iniziali di tre assi: LAtitudini delle storie che si intrecciano, “la POesia non è un lusso” e RAccontarsi come pratica di autodeterminazione.
La texture si ispira alle donne comuni, non icone. Sono donne che abbiamo avuto ogni giorno sotto gli occhi: nelle creme, bevande, etichette di detersivi o assorbenti, ma non le abbiamo mai notate come corpi politici, se non come oggetti di consumo. Ci riappropriamo di ogni corpo fatto merce e ne costruiamo la nostra veste capillare per una creatività radicale.
Ideata da Wissal Houbabi
Grafica di 7OI
> I libri della collana
Memorie Apparizioni Aritmie
(euro 15,00 – ISBN 9791280361325)
«Pro-pronipote della schiavitù, pronipote delle relazioni interrazziali, nipote dell’indipendenza e figlia della diaspora». Yara Nakahanda Monteiro indaga, attraverso il registro intimo della poesia, la condizione femminile, la natura, l’identità e l’appartenenza, la storia, i ricordi e i sogni. Nei versi, la violenza contro le donne si fa metamorfosi della distruzione della natura. Versi che riecheggiano memorie rimosse, che si confrontano con i traumi del passato, in un paesaggio lirico che cerca la guarigione. Unendo oralità ed erudizione, l’autrice ricorda l’infanzia nella periferia di Lisbona e le storie di vita in Angola raccontate dalla nonna. La voce poetica evoca fantasmi che infestano il presente: la diaspora, l’esilio, le condizioni di vita delle comunità afrodiscendenti, la violenza, gli spettri del colonialismo reincarnati nel razzismo, la ricerca identitaria. Nutrite dalle ombre del passato, le sue parole si trasformano in apparizioni, palpitazioni, aritmie cardiache, macchie confuse, ricordi vaghi, inquietudini scarabocchiate in un quaderno d’appunti in cui i confini tra passato e presente, tra Europa e Africa, tra sogno e realtà sfumano, diventando altro: poesia.
Traduzione e Postfazione di Nicola Biasio
Prefazione di Ubah Cristina Ali Farah
Lettere a mia nonna
(euro 15,00 – ISBN 9791280361301)
Nel più delicato e personale dei suoi libri, la filosofa brasiliana Djamila Ribeiro rievoca l’infanzia e l’adolescenza per affrontare temi quali l’ancestralità nera, la violenza di Stato e le difficoltà di crescere i figli e guardare al futuro in una società strutturalmente razzista. Il racconto prende la forma di lettere alla defunta nonna Antônia – affettuosa e amorevole, conoscitrice di erbe curative e guaritrice molto ricercata. La complicità sempre esistita tra nonna e nipote è ciò che permette all’autrice di ricordare episodi difficili, come la perdita del padre e della madre, le aggressioni subite come donna Nera in Brasile e gli ostacoli vissuti nella vita accademica. Nelle lettere le relazioni amorose, le esperienze professionali, la musica, le letture e le amicizie che hanno accompagnato Djamila Ribeiro nella sua crescita personale si uniscono a una graduale consapevolezza: l’eco delle lotte e delle conquiste delle persone Nere che ci hanno precedute è la forza che ci permette di andare avanti, nel recupero di una memoria e di una genealogia collettiva familiare e degli oppressi che diventa risposta alle sfide del presente.
Traduzione di Alessia Di Eugenio e Nicola Biasio
Postfazione a cura dellə traduttorə e di Francesca De Rosa
Occhi d’acqua
(euro 15,00 – ISBN 9791280361264)
Arriva in Italia l’opera di una tra le autrici Nere contemporanee più rilevanti, la brasiliana Conceiçao Evaristo, con la raccolta Occhi d’acqua, nella traduzione di Francesca De Rosa. Un viaggio per racconti brevi che ci porta nel cuore della comunità afrobrasiliana, con storie che partono dal tessuto urbano della favela e si intersecano tra povertà e violenza urbana, sulla corda tesa tra la vita e la morte. Un’opera che dà pieno corpo alla peculiare escrevivência, concetto coniato dall’autrice stessa per descrivere il fitto intreccio tra scrittura e vissuto, non solo individuale ma comunitario, e ancorato alla storia del popolo a cui appartiene. Racconti fatti di infanzia, di vita adulta, di mascolinità Nera anche se il vero protagonista dell’opera è l’universo variegato della donna Nera. Fiumi di sentimenti bagnano le pagine, vite ai margini tra fame, povertà, violenza e abusi. Sono le memorie del passato che solcano il terreno del presente, quel passato che non passa e che condiziona ancora oggi le vite Nere in una società che resta profondamente schiavista e ricolma di strutturale violenza razziale. Ma sono anche le storie di speranza, quelle delle guerriere di vita che trovano rifugio nella parola parlata, condita dal suono e dal ritmo e poi scritta. Le memorie salate sopravvissute da una parte all’altra dell’Atlantico, i saperi ancestrali delle yabás custoditi da secoli nel variegato e prezioso bagaglio culturale della comunità afrobrasiliana.
Traduzione di Francesca De Rosa
Il grido e il sussurro
di Rahma Nur
(euro 12,00 – ISBN 9791280361134)
Una voce che rifiuta ogni incasellamento e silenziamento. Che dipinge un mondo complesso, dove la gioia e il dolore trovano spazio di riconoscimento, dove entrambi possono essere sussurrati e gridati. Una voce grazie a cui le parole si fanno veicolo per connettere mondi e al tempo stesso per valicare frontiere, linguistiche, culturali ed emozionali.
È quella di Rahma Nur – donna, Nera, madre, (dis)-abile – che, nella sua prima raccolta di poesie, ci consegna un grido potente, intimo e al tempo stesso politico, contro le ingiustizie di una società ancora razzista, restituendo una molteplicità di lingue, quelle dimenticate e quelle incontrate, il dolore della perdita, ma anche la speranza di una maternità generativa. Una voce che si sofferma, attraverso l’atto poetico, sulla necessità di ribaltare lo sguardo, respingendo quegli occhi che “guardano senza riconoscere”, con il desiderio di ridurre e approssimare, restituendo invece – come scrive Mackda Ghebremariam Tesfau’ nella prefazione – uno sguardo proprio, non marginalizzato, capace anche di raccontare con il loro nome i dimenticati, le vittime del razzismo. La possibilità di una lettura trasformativa.