Si apre il 25 novembre a Bologna la XVI Edizione del Festival La violenza illustrata, progetto a cura della Casa delle Donne di Bologna, in collaborazione con associazioni, enti, gruppi, istituzioni e luoghi significativi, per un pubblico ampio e differenziato. Un fitto calendario di eventi coordinati di sensibilizzazione e formazione sul tema della violenza contro le donne e dedicato in particolare alle R(i)esistenze delle donne, che si dipana in vari luoghi della città fino al 10 dicembre, tra cui anche la presentazione di  Io sono mia. Donne e Centri Antiviolenza, storie di rinascita, di Luca Martini.

L’appuntamento è per mercoledì 1 dicembre alle ore 17, alla Biblioteca Jorge Luis Borges di Via dello Scalo, 21/2. A introdurre la discussione attorno al libro, Simona Cocca propone un monologo con un accompagnamento musicale dal titolo Io, Soggetti.

L’edizione 2021 pone l’attenzione sulle forme di resistenza delle donne. Forme di resistenza che divengono garanzia di una forza e di una volontà di lotta che non è resilienza sterile ma fertile snodo di cambiamenti e rivoluzioni che le donne hanno sempre generato. Capaci di dar vita a nuovi immaginari sociali e politici, nuove leggi laddove ancora non ce n’erano, nuovi diritti laddove non erano riconosciuti. Una forma di resistere ed esistere che ha contraddistinto la vita delle donne anche durante la pandemia e il lockdown: le donne che subivano violenza e che hanno perso il lavoro o quelle su cui il peso del lavoro domestico si aggiungeva allo smartworking; le donne che resistono ed esistono nella Turchia che ha deciso quest’anno di uscire ufficialmente dalla Convenzione di Istanbul; il coraggio delle donne afghane sotto l’egemonia del nuovo governo talebano.

Il Festival, nella sua XVI edizione celebra, dunque, la straordinaria capacità delle donne di costituirsi intatte e coraggiose di fronte a una cultura patriarcale che si insinua, da secoli, nel tessuto sociale, politico e quotidiano: oggi, e storicamente, siamo testimonianza di una resistenza salda ma che non smette, e non deve smettere, di rivendicare e rivendicarsi come baluardo a difesa di quei diritti non ancora acquisiti totalmente o messi in discussione da crisi sociali e/o politiche. Generando e rigenerando tempi, modi e spazi dell’essere e dello stare, costituendo vere e proprie R(i)esistenze.