“Memorie della piantagione” è la definizione poetica del trauma che il razzismo ripropone quotidianamente. Una dinamica senza tempo, dove il passato violento e drammatico diventa immediatamente presente, dove allo shock di vedersi postз al di fuori dell’umanità segue la separazione, l’essere definitз come altrз, l’esclusione.

A partire dalle pagine di un libro, è possibile e necessario ragionare sul razzismo di tutti i giorni, sul trauma, la memoria, le pratiche di decolonizzazione del sé. Memorie della piantagione. Episodi di razzismo quotidiano, dell’autrice e artista interdisciplinare portoghese Grada Kilomba, tradotto ed edito in Italia da Capovolte, è stato anche il titolo titolo del talk curato da Spazio Griot in collaborazione con la stessa casa editrice e il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Un evento unico, importante, illuminante, che ha avuto luogo la sera di giovedì 4 novembre, al Circolo dei Lettori di Torino, nello splendido contesto della Sala Grande, dove Kilomba ha dialogato con Johanne Affricot, fondatrice e direttrice artistica di Griot.

Dopo i saluti di Ilaria Leccardi, fondatrice di Capovolte, si sono susseguite sul palco Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria, rispettivamente direttrice e capo curatrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, dove ad aprile* sarà inaugurata la mostra collettiva Espressioni. L’Epilogo, in cui Grada Kilomba sarà tra le protagonista con una rivisitazione della sua opera O Barco / The Boat installata tra settembre e ottobre sul lungo Tago di Lisbona, coprodotta da BoCa, Biennale di Arte Contemporanea, e Maat, Museo di Arte, Architettura e Tecnologia della capitale portoghese.

Quindi il talk è entrato nel vivo, con la conduzione di Johanne Affricot che ha condotto il pubblico all’ascolto dell’autrice per oltre un’ora e mezza, interpellandola sui temi al centro volume, ma anche sulla sua genesi e sul valore di una produzione artistica che è ormai valorizzata a livello internazionale. Pochi giorni prima della serata torinese, Kilomba era stata raccontata sulle pagine del New York Times, a seguito del suo “debutto” statunitense, alla Amant Foundation di Brooklyn.

L’evento di Torino è stato unico e importante anche perché era la prima volta che Kilomba incontrava il pubblico italiano. Numeroso, curioso ed entusiasta. Un bagno di folla che ha reso necessario proiettare il talk sullo schermo di una sala adiacente. Tanti i giovani, desiderosi di ascoltare la voce dell’artista che ha fatto della riflessione sul razzismo e le pratiche decoloniali, il centro della propria arte. Un lavoro che – come lei stessa ha spiegato – riguarda prima tutto il poter “divenire umani” ed essere se stessз, con una produzione che si articola in diverse forme, dalle installazioni alla poesia, dai reading alla performance teatrale, e abbraccia la mitologia greca, la psicoanalisi, il femminismo e i black studies. Un lungo percorso che – ha ricordato Kilomba, psicoanalista di formazione – è partito proprio con il libro Memorie della piantagione, derivante dalla sua tesi di dottorato, pubblicato per la prima volta in Germania nel 2008. Un libro senza tempo, attualissimo, che fornisce spunti e strumenti di consapevolezza per affrontare il tema con uno sguardo profondo e situato, sulla cui complessa traduzione italiana hanno lavorato, in sinergia con l’autrice, le ricercatrici e attiviste antirazziste e femministe Marie Moïse e Mackda Ghebremariam Tesfaù. Proprio quest’ultima ha accompagnato sul palco Johanne Affricot e Grada Kilomba per tradurre in consecutiva le parole dell’artista, dando ulteriore valore a una serata densa di significati.

Scrivere questo libro – ha spiegato Kilomba – è stato un processo intenso e lungo. Rimane il mio proprio ‘pezzo d’arte’, la mia prima produzione artistica, è il luogo dove ho trovato la mia lingua, in cui ho posto delle domande e trovato delle risposte che riguardavano soprattutto me stessa”.

Una prospettiva da cui si dipana tutta la sua arte che non riguarda in maniera esclusiva il colonialismo e il razzismo, ma si dipana in forma interdisciplinare e intersezionale.

Il dialogo avviato a partire dalla presentazione del libro proseguirà nei prossimi mesi, grazie all’installazione che Grada Kilomba sta preparando per la mostra in programma al Castello di Rivoli. Un dialogo per approfondire temi quali le politiche di invisibilizzazione, il trauma collettivo, la ripetizione della violenza, e che sono anche – potenti – al centro del libro.

*la mostra Espressioni è stata posticipata da gennaio ad aprile 2022