Giovedì scorso, a pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Roma è diventata il teatro di un triplice femminicidio. 𝗬𝗮𝗻𝗴 𝗬𝘂𝗻 𝗫𝗶𝘂, 𝗟𝗶 𝗬𝗮𝗻 𝗥𝗼𝗻 𝗲 𝗠𝗮𝗿𝘁𝗮 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗧𝗼𝗿𝗿𝗲𝘀. Tre donne, lavoratrici del sesso, sono state uccise a coltellate dal medesimo uomo. Ma non bastano le lenti del «genere» a restituire la complessità di quanto accaduto. Se il femminicida infatti è un maschio 𝘣𝘪𝘢𝘯𝘤𝘰 italiano, le vite stroncate su cui l’uomo ha esercitato tutto il suo potere patriarcale sono quelle di tre donne razzializzate. L’intersezionalità di genere, razza e classe segrega le donne razzializzate nei settori meno valorizzati del lavoro di cura e riproduzione sociale tra cui il lavoro sessuale. Qui la colonialità che dà forma ai rapporti di genere emerge in tutta la sua violenza.
 
Come analizza puntualmente 𝗚𝗿𝗮𝗱𝗮 𝗞𝗶𝗹𝗼𝗺𝗯𝗮, l’erotizzazione è uno dei processi della razzializzazione, che trasforma le vite non bianche nella «personificazione della sessualità», per natura votata a un appetito sessuale smisurato che solo il maschio bianco si rivendica capace di soddisfare. In controluce dietro a queste narrazioni il corpo delle donne razzializzate è ridotto all’incarnazione delle fantasie di stupro, possesso e potere di vita e di morte, di cui gronda la sanguinosa storia coloniale dell’Europa.
 
Quello che si è scatenato a Roma settimana scorsa 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗽𝗮𝘁𝗿𝗶𝗮𝗿𝗰𝗮𝘁𝗼, 𝗲̀ 𝗽𝗮𝘁𝗿𝗶𝗮𝗿𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗯𝗶𝗮𝗻𝗰𝗼.
 
Ecco perché la manifestazione nazionale di domani a Roma, Basta guerre sui nostri corpi: RIVOLTA TRANSFEMMINISTA, sarà per loro e per tutte le sorelle uccise.
Per Yang Yun Xiu, Li Yan Ron e Marta Castano Torres: sarà giustizia intersezionale, o non sarà