🔥 Sabato 26 novembre appuntamento a Roma per Basta guerre sui nostri corpi: RIVOLTA TRANSFEMMINISTA la manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne e di genere convocata da NON UNA DI MENO.
Ci avviciniamo alla chiamata con le parole potenti da Io sono mia. Donne e Centri Antiviolenza, storie di rinascita di Luca Martini.
Un viaggio attraverso le parole dell’esperienza e della rielaborazione che danno corpo ai percorsi dei centri antiviolenza. Lontano dallo stereotipo che le vuole vittime e fragili, è proprio qui che le donne si autodeterminano con forza a coraggio, perseguendo il loro desiderio di libertà. Un percorso che si alimenta della forza collettiva e a questa restituisce, dove attivismo fa rima politica con accoglienza e sorellanza: «Rivoluzione, rinascita, consapevolezza, sorellanza, rispetto, ascolto, motivazione, libertà, professionalità, fiducia, tempo, insieme. Sono alcune delle parole che ricorrono più di frequente nel libro, pronunciate da tutte le protagoniste in una incredibile, indicibilmente meravigliosa comunanza di emozioni».
Scrive nella prefazione al libro Antonella Veltri, presidente Nazionale della Rete D.i.Re, Donne in Rete contro la violenza, la rete nazionale dei Centri Antiviolenza: uscire alla violenza significa «riprendere il controllo della propria vita e delle proprie decisioni; […] l’unica via di una donna per venire fuori dalla violenza maschile passata, presente e futura, è essere e sentirsi libera di fare le proprie scelte, di dire di no, di amarsi prima che di amare».
E Gianna, operatrice antiviolenza, spiega: «Vorrei fare una considerazione sul tema dell’uso delle parole. Le parole vanno usate senza paura di disturbare. Per troppo tempo abbiamo accettato di essere moderate, prudenti per non rompere schemi o equilibri, per non creare imbarazzi.
Non siamo noi che creiamo imbarazzi, è la società col suo falso perbenismo che li crea per occultare tutto quello che è ingiusto e che alla fine non si vuole cambiare. Il nostro compito è sovvertire questo schema e le parole ci servono per questa rivoluzione. Io ho avuto la fortuna storica di fare il Sessantotto, sono femminista da sempre e credo che i Centri Antiviolenza siano oggi l’ultima frontiera per le generazioni più giovani di donne per formarsi culturalmente, politicamente e anche professionalmente a questa missione di cambiamento».