La potenza di un libro è quella che crea connessione. Quella che – a partire dalla parola scritta – suscita condivisione, anche dell’intimità, riflessione sul nostro presente, riconoscimento, amplificazione di una storia. Come Capovolte lo diciamo sempre: un libro è vivo solo nel momento in cui riesce, attraverso anime, voci, persone, luoghi, a creare forme di incontro. Quello che è successo ieri a Bologna, negli accoglienti spazi della Biblioteca Amilcar Cabral, in collaborazione con Black History Month Bologna e La Casa del Mondo, è stato – sì – potente, ma anche commovente, delicato, vivo.
La presentazione corale di Lettere a mia nonna di Djamila Ribeiro, è stato un momento semplicemente straordinario. Grazie ad Alessia Di Eugenio e Nicola Biasio, traduttorə dell’edizione italiana, che così tanto si sono spesə per l’organizzazione e hanno trasmesso tutta la forza rivoluzionaria di un lavoro a più mani. E grazie a coloro che hanno restituito, attraverso la propria voce, le proprie riflessioni, la propria storia, l’essenza di questo libro: Clair Ramalho, Carole Oulato, Kamelia Sofia El Ghaddar, Asmeret Yemane, Kabir Yusuf Abukar. Grazie per ogni parola.
Questo è stato fatto: leggere insieme, leggere ad alta voce, guardarsi negli occhi. E poi connettersi con la storia di Djamila Ribeiro, per acquisire ancor più la consapevolezza che l’eco delle lotte e delle conquiste delle persone Nere è la forza per andare avanti, nel recupero di una memoria e di una genealogia collettiva familiare e degli oppressi che diventa risposta alle sfide del presente.