La Po Ra. LAtitudini, POesia, RAccontarsi. Capovolte inaugura una nuova collana editoriale, aprendo per la prima volta alla narrativa e alla poesia. Il debutto, in queste pagine di carta con al centro il tema delle migrazioni, dell’antirazzismo, di una visione decoloniale, del protagonismo femminile, è affidato ai versi di Rahma Nur, con la raccolta di poesie Il grido e il sussurro.

Un progetto il cui impianto grafico assume un ruolo importante. Per questo è stato affidato all’attivista, poeta, artista interdisciplinare Wissal Houbabi, in collaborazione con l’arte grafica di 7OI.

Così Wissal Houbabi illustra il progetto:

La Po Ra, anagramma di PAROLA, lo spazio in cui il nostro pensiero si distende e si fa cura, confronto e condivisione per chi ci legge. Come tre note di un pensiero musicale che si tramanda, che vive nel tempo e nello spazio di chi entra in armonia, camuffato in sillabe iniziali di tre assi: LAtitudini delle storie che si intrecciano, “la POesia non è un lusso” e RAccontarsi come pratica di autodeterminazione.

La texture si ispira alle donne comuni, non icone. Sono donne che abbiamo avuto ogni giorno sotto gli occhi: nelle creme, bevande, etichette di detersivi o assorbenti, ma non le abbiamo mai notate come corpi politici, se non come oggetti di consumo. Ci riappropriamo di ogni corpo fatto merce e ne costruiamo la nostra veste capillare per una creatività radicale.

Il grido e il sussurro è la prima raccolta di poesie di Rahma Nur, autrice già pluripremiata con i suoi racconti e le sue opere, vincitrice del Concorso Nazionale Lingua Madre. Donna, Nera, (dis)-abile – così si autodefinisce – Nur è una voce che rifiuta ogni incasellamento e silenziamento. Che dipinge un mondo complesso, dove la gioia e il dolore trovano spazio di riconoscimento, dove entrambi possono essere sussurrati e gridati. Una voce grazie a cui le parole si fanno veicolo per connettere mondi e al tempo stesso per valicare frontiere, linguistiche, culturali ed emozionali.

«La frontiera – scrive nella prefazione Mackda Ghebremariam Tesfau’ – è inscritta nel corpo di Rahma che attraverso la presa di parola sfida le gerarchie insite nei processi di marginalizzazione. È così che può ribaltare lo sguardo, che può respingere quegli “occhi che guardano senza riconoscere”, che guardano con il desiderio di ridurre e approssimare, e restituire, al loro posto, il suo di sguardo».