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  • di Alice Schellino Il Guatemala delle Terre Alte e le sue comunità maya, nell’universo culturale di lingue, colori e mercati, simbologie ancestrali e rombanti camionetas. Ma anche la Guatemala profunda, sofferta, femminile e marginale, il sentimento dell’abbandono, il turismo aggressivo e noncurante, la violenza reiterata sulla terra e sui corpi delle donne, le ferite di una guerra genocida che ha avuto nella popolazione indigena la sua principale vittima. Un incontro vissuto nell’intreccio dei viaggi, lungo un cammino interiore, intimo e femminile, in un ripercorrere di luoghi, frammenti, guarigioni. Molto più di un'indagine antropologica. Questo libro è il racconto di una viaggiatrice solitaria, donna fra le altre donne, tra disorientamento, ricerca e solidarietà.
  • di Yara Nakahanda Monteiro «Pro-pronipote della schiavitù, pronipote delle relazioni interrazziali, nipote dell’indipendenza e figlia della diaspora». Yara Nakahanda Monteiro indaga, attraverso il registro intimo della poesia, la condizione femminile, la natura, l’identità e l’appartenenza, la storia, i ricordi e i sogni. Nei versi, la violenza contro le donne si fa metamorfosi della distruzione della natura. Versi che riecheggiano memorie rimosse, che si confrontano con i traumi del passato, in un paesaggio lirico che cerca la guarigione. Unendo oralità ed erudizione, l’autrice ricorda l’infanzia nella periferia di Lisbona e le storie di vita in Angola raccontate dalla nonna. La voce poetica evoca fantasmi che infestano il presente: la diaspora, l’esilio, le condizioni di vita delle comunità afrodiscendenti, la violenza, gli spettri del colonialismo reincarnati nel razzismo, la ricerca identitaria. Nutrite dalle ombre del passato, le sue parole si trasformano in apparizioni, palpitazioni, aritmie cardiache, macchie confuse, ricordi vaghi, inquietudini scarabocchiate in un quaderno d’appunti in cui i confini tra passato e presente, tra Europa e Africa, tra sogno e realtà sfumano, diventando altro: poesia. Traduzione e Postfazione di Nicola Biasio Prefazione di Ubah Cristina Ali Farah
  • di Djamila Ribeiro Nel più delicato e personale dei suoi libri, la filosofa brasiliana Djamila Ribeiro rievoca l’infanzia e l’adolescenza per affrontare temi quali l’ancestralità nera, la violenza di Stato e le difficoltà di crescere i figli e guardare al futuro in una società strutturalmente razzista. Il racconto prende la forma di lettere alla defunta nonna Antônia - affettuosa e amorevole, conoscitrice di erbe curative e guaritrice molto ricercata. La complicità sempre esistita tra nonna e nipote è ciò che permette all'autrice di ricordare episodi difficili, come la perdita del padre e della madre, le aggressioni subite come donna Nera in Brasile e gli ostacoli vissuti nella vita accademica. Nelle lettere le relazioni amorose, le esperienze professionali, la musica, le letture e le amicizie che hanno accompagnato Djamila Ribeiro nella sua crescita personale si uniscono a una graduale consapevolezza: l’eco delle lotte e delle conquiste delle persone Nere che ci hanno precedute è la forza che ci permette di andare avanti, nel recupero di una memoria e di una genealogia collettiva familiare e degli oppressi che diventa risposta alle sfide del presente. Traduzione di Alessia Di Eugenio e Nicola Biasio Postfazione a cura dellə traduttorə e di Francesca De Rosa
  • di Laura Fano Morrissey America Latina luogo della dignità, cuore delle battaglie per il riscatto sociale, terreno vivo dei movimenti femministi che nell’ultimo decennio hanno segnato la strada a livello transnazionale. Laura Fano Morrissey, antropologa sociale specializzata in America Latina, ci conduce al centro dei movimenti sociali che hanno infiammato un’area del mondo da sempre attiva nella sua dimensione partecipativa. Dalla storia di Francia Márquez, prima vicepresidente Nera della Colombia, alle battaglie dei femminismi latinoamericani, in primis la potenza di Ni Una Menos in Argentina, dalla lotta all’estrattivismo con la centralità del corpo-territorio, alla portata del fenomeno migratorio che riguarda sempre più donne coinvolte nelle catene globali della cura. E, dunque, la sfida dei femminismi occidentali verso una necessaria decolonizzazione dei propri sguardi e delle proprie pratiche.
  • di Conceição Evaristo Arriva in Italia l’opera di una tra le autrici Nere contemporanee più rilevanti, la brasiliana Conceiçao Evaristo, con la raccolta Occhi d’acqua, nella traduzione di Francesca De Rosa. Un viaggio per racconti brevi che ci porta nel cuore della comunità afrobrasiliana, con storie che partono dal tessuto urbano della favela e si intersecano tra povertà e violenza urbana, sulla corda tesa tra la vita e la morte. Un’opera che dà pieno corpo alla peculiare escrevivência, concetto coniato dall’autrice stessa per descrivere il fitto intreccio tra scrittura e vissuto, non solo individuale ma comunitario, e ancorato alla storia del popolo a cui appartiene. Racconti fatti di infanzia, di vita adulta, di mascolinità Nera anche se il vero protagonista dell’opera è l’universo variegato della donna Nera. Fiumi di sentimenti bagnano le pagine, vite ai margini tra fame, povertà, violenza e abusi. Sono le memorie del passato che solcano il terreno del presente, quel passato che non passa e che condiziona ancora oggi le vite Nere in una società che resta profondamente schiavista e ricolma di strutturale violenza razziale. Ma sono anche le storie di speranza, quelle delle guerriere di vita che trovano rifugio nella parola parlata, condita dal suono e dal ritmo e poi scritta. Le memorie salate sopravvissute da una parte all’altra dell’Atlantico, i saperi ancestrali delle yabás custoditi da secoli nel variegato e prezioso bagaglio culturale della comunità afrobrasiliana. Traduzione di Francesca De Rosa
  • di Carlo Griseri Cosa significa fare cinema ed essere donna? Quanto è difficile emergere, proporre una narrazione che si discosti dalla linea continua dell’industria cinematografica globalizzata, dominata a tutti i livelli da logiche patriarcali? In Francia come in Afghanistan, in Libano come negli Stati Uniti, con Ritratte Carlo Griseri ci conduce in un viaggio attraverso le storie di dieci registe che parlano dal margine e che portano sullo schermo le proprie storie personali e politiche, per dare voce alle realtà da cui provengono, per sovvertire linguaggi e sguardi. Sono storie – quelle incarnate e quelle dirette sul set – che raccontano una battaglia costante, contro stereotipi e ostacoli più o meno evidenti. Una strada che si sta costruendo da tanti luoghi diversi, ma che va nella direzione di un cinema nuovo. Chi sono le Ritratte nel libro? Nadine Labaki, Shahrbanoo Sadat, Alice Wu, Maïwenn, Rama Burshtein, Ekwa Msangi, Pelin Esmer, Mounia Meddour, Antonella Sudasassi e Darya Zhuk. Prefazione di Stefania Rocca Postfazione di Federica Fabbiani
  • di Collettivo LASTESIS 
    Il manifesto politico di LASTESIS, collettivo artistico femminista che nel 2019, nel pieno delle proteste che hanno infiammato il Cile, ha ideato "Un violador en tu camino", canto e performance di lotta replicata e interpretata nelle strade di oltre 50 Paesi. Il corpo e l'arte diventano strumento di battaglia e analisi critica di un presente dove maschilismo e patriarcato pretendono ancora di imporre una norma che si fa violenza sulle donne, sulle dissidenze, su chi non è conforme. Dal Cile al resto del mondo, la risposta viene dalla risonanza del messaggio, dalla capacità di ribellarsi al patriarcato come allo sfruttamento capitalista, al sessismo come ai ruoli assegnati "per natura" alle donne, alla norma etero come alla violenza. La capacità di ribellarsi anche alla paura. Insieme. L'edizione italiana del libro è arricchita dall'inserto fotografico Plaza de la Dignidad, a cura di Luca Profenna. Traduzione di Ilaria Leccardi.
  • di ARIANNA ROCCA con ILARIA LECCARDI

    Arianna Rocca è una ginnasta. Entrata in palestra all’età di due anni, si è innamorata di questo sport fatto di forza e fatica, fino ad arrivare ai massimi livelli nazionali. Tre volte campionessa italiana assoluta al volteggio e più volte premiata con la sua società Forza e Virtù di Novi Ligure, ha brillato al fianco di stelle come Vanessa Ferrari, Carlotta Ferlito e in incontri internazionali ha spartito podi con l’olimpionica Simone Biles. Ciononostante non è riuscita a coronare il sogno di vestire il body della Nazionale azzurra in eventi ufficiali come Mondiali, Europei, Olimpiadi.

    Arrivata a 21 anni, decide di dire basta per inseguire un sogno più grande: lavorare con i bambini nelle scuole e portare un pezzo di sé, delle proprie competenze sportive e del proprio calore, in Tanzania, per sostenere il progetto della Onlus IOP Italia, attiva nel Paese africano con progetti rivolti a piccole orfane. “Sono una ginnasta, ma sono prima di tutto una persona. Amo i bambini, i loro sorrisi mi restituiscono la vita”.

    Un viaggio di speranza e solidarietà, maturato tra la polvere di magnesio e realizzato per regalare attimi di gioia.

  • di AGNESE GAZZERA

    Un libro sulla storia umana e politica di Marielle Franco, l’unica donna nera tra i 51 consiglieri comunali di Rio de Janeiro, eletta nel Partito Socialismo e Libertà (Psol), uccisa il 14 marzo 2018. Nata e cresciuta in una favela, afrodiscendente, lesbica, femminista, aveva fatto di se stessa la propria bandiera: un “corpo politico” con cui affrontare il mondo e lottare per i diritti delle persone che rappresentava, contro il razzismo, le violenze di genere, le diseguaglianze, la criminalità organizzata e di Stato.

    Prefazione di Marie Moïse Postfazione di Valeria Ribeiro Corossacz L'autrice ha deciso di devolvere i proventi a lei spettanti all'Instituto Marielle Franco, fondato dalla famiglia della consigliera comunale brasiliana. 
  • di Silvia Grua Silvia Grua è una podista e ciclista. Classe 1975, vive in un paesino del basso canavese, in provincia di Torino. Bimba tranquilla, con la crescita ha sviluppato la sua vera natura attraverso lo sport. Prima macinando chilometri di corsa, poi scoprendo il piacere della pedalata in montagna, ha capito che la sua felicità era "riempirsi gli occhi" dei colori del mondo che ci circonda. A 34 anni ha incontrato sul suo percorso per due volte la parola "cancro". Ma è proprio grazie agli insegnamenti della pratica agonistica che è riuscita a rialzarsi. Non solo. Ha deciso di percorrere le strade in salita che le ha riservato la vita, con l'obiettivo di testimoniare e sensibilizzare le persone sulla prevenzione e sostenere la ricerca sui tumori. Con questo proposito, il 4 settembre 2021 ha conquistato sulle strade di casa il suo Everesting, una sfida incredibile: raggiungere in bicicletta il dislivello positivo di 8.848 metri, pari all’altezza del monte Everest, il tetto del mondo. Questo libro racchiude la sua storia, il racconto di una vita che tocca i colori più profondi, dall'oscuro nero al bianco candore della neve, passando per il verde dei prati, le sfumature del giallo del sole e l'azzurro di un cielo nitido. Prefazione di Libero Ciuffreda, Direttore della S.C. Oncologia Medica 1 AOU Città della salute e della Scienza Presidio Molinette - Torino
  • di Giorgia Bernardini

    La body culture vigente ci propone una specifica immagine delle sportive: donne muscolose e senza trucco con indumenti che mostrano un corpo atletico. Ma cosa accade quando alla pratica dello sport prendono parte le atlete musulmane, donne che secondo la loro cultura, tradizione e credo religioso sono considerate rispettabili solo se seguono i criteri di modestia nel comportamento e nell’abbigliamento? E quali sono le difficoltà che queste donne devono affrontare nei contesti sportivi, governati da regolamenti che per lo più vietano l'utilizzo dell'hijab, il velo sul capo, durante le competizioni?

    Attraverso le storie iconiche di Ramla Ali, Khalida Popal, Asma Elbadawi e Hasnaa Bouyij, quattro sportive che hanno rotto il tetto di cristallo, lottando per coniugare sport e religione, cultura e passione, Giorgia Bernardini ci guida nelle rivoluzioni che hanno coinvolto il mondo sportivo internazionale dove sempre più atlete musulmane si stanno battendo per autodeterminarsi e non dover scegliere tra velo e pratica agonistica. Dal basket al pugilato, dal calcio al rugby, non si tratta di vicende isolate, ma di storie di atlete diventate attiviste e punti di riferimento per le bambine di domani. Donne capaci di contrastare con le proprie scelte le dinamiche razziste e la cultura egemonica che ancora dominano le nostre società.

    Illustrazione di copertina di Lorena Spurio. Prefazione di Sumaya Abdel Qader
  • di MANUELA MELLINI La bicicletta per le donne non è mai stata solo un mezzo di trasporto, ma un veicolo con cui portare avanti battaglie, sfidare le convenzioni e tratteggiare la via per la propria emancipazione. Dalla sua nascita agli anni delle pioniere; dalle imprese di Alfonsina Strada, unica donna ad aver preso parte a un Giro d’Italia maschile, alla Resistenza che trasformò la bicicletta in un’arma preziosa; dagli anni ’60, con le battaglie sociali e il riconoscimento del ciclismo agonistico femminile, all’epoca odierna in cui, a fronte di alcune importanti conquiste, il lavoro da fare resta molto. La bicicletta è ancora sinonimo di resistenza e rivoluzione nei luoghi in cui le donne devono battersi per i diritti più elementari, ma anche nelle città occidentali, dove la lotta per il proprio riconoscimento va di pari passo con la ricerca di una mobilità democratica e inclusiva, con lo sguardo all’ambiente. Nella battaglia per l’autodeterminazione, nella volontà di costruire una società più equa e giusta, la bicicletta è un’ottima alleata delle donne. Perché è sostenibile, libera, non violenta, e permette di conquistare spazi fisici e sociali che a volte ancora sembrano preclusi. Prefazione di Paola Gianotti Illustrazione di copertina di Resli Tale

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