antirazzismo

  • di Joan Morgan

    Irriverente, contraddittorio, maleducato e brutalmente onesto. Chickenheads: quando tornano le stronze non è solo il testo che ha fatto la storia del femminismo hip hop. È uno sguardo provocatorio e intimo sulla vita delle donne nere e sulle loro relazioni affettive con i “fratelli”.  Un’incarnazione complessa di voci e mondi in cui la generazione hip hop degli anni Novanta si interroga sull’efficacia della parola con la f; in cui le femministe hanno relazioni più o meno clandestine con gli uomini più sessisti del quartiere; in cui le donne che tengono alla loro  indipendenza spesso preferiscono uomini che paghino il conto; in cui l’aumentare di madri e padri single spinge a riflettere sul peso che responsabilità, soldi ed emozioni hanno nella costruzione di nuclei familiari per le persone nere; in cui le donne ragionano sulle vulnerabilità dolorose che affliggono la vita dei loro uomini. Un testo che sfida i tradizionali ruoli di genere e fa luce sulle complessità dell’essere donna nella cultura hip hop e in un mondo dominato dagli uomini. È un amalgama pulsante di storia, vita, cultura e memoria in cui le donne nere si ritrovano a dare un senso a un universo in cui «la verità non è più in bianco e nero, ma in sottili e intriganti sfumature di grigio». Joan Morgan introduce una voce che, come l’hip hop, ne raccoglie e stratifica tante altre, inietta la sua sensibilità nei vecchi paradigmi e li capovolge in qualcosa di nuovo, destabilizzante e potente.

    Traduzione di Alesa Herero Postfazione di Wissal Houbabi
  • a cura di Livia Apa e Ubah Cristina Ali Farah Un dialogo tra due generazioni di donne, autrici e voci in diaspora, che ancora troppo spesso si tende a etichettare come categoria “altra” nel vasto universo editoriale italiano. Ma se scrivere è di per sé un atto politico, la letteratura può diventare uno strumento per uscire dalle maglie oppressive di una visione bianco-centrica e raccontare un presente reale, in una direzione diversa dall’unica che viene considerata possibile. Le curatrici Livia Apa e Ubah Cristina Ali Farah hanno dialogato con nove autrici che si sono raccontate per ragionare collettivamente sui loro intrecci  linguistici e culturali, sulle relazioni complesse con il mondo editoriale, sui limiti delle categorie identitarie, sulle potenzialità dei nuovi social media, sul potere della letteratura, sulla possibilità di  delineare – grazie alla scrittura – nuove strade che sembravano impercorribili. Per raccontare la bellezza oltre la sofferenza e nell’opportunità dell’incontro, per tracciare insieme nuove poetiche del divenire. Controverse è uno spazio di sperimentazione, un dialogo composito, fatto di aneddoti e narrazioni, sovversioni e riflessioni linguistiche, che approfondisce la diaspora nella scrittura e la scrittura in diaspora. Le voci che lo compongono sono quelle di Gabriella Ghermandi, Espérance Hakuzwimana, Wissal Houbabi, Djarah Kan, Gabriella Kuruvilla, Kaha Mohamed Aden, Stella N’Djoku, Igiaba Scego, Nadeesha Uyangoda.
  • di Luiz Valério P. Trindade

    Come funzionano i discorsi d’odio sui social media? Chi sono i principali bersagli dei commenti intolleranti e razzisti che popolano le piattaforme? E quanto queste dinamiche sono connesse alla storia coloniale?

    Con una prospettiva che prende le mosse dalla storia della schiavitù in Brasile, dell’immigrazione italiana ed europea nel Paese sudamericano, della costruzione dell’identità nazionale anche attraverso il mito della “democrazia razziale”, il sociologo Luiz Valério Trindade apre una finestra sui processi che, tra passato e presente, stigmatizzano le persone razzializzate e migranti e sui canali attraverso cui essi si perpetuano. Un percorso che analizza nel profondo i meccanismi dei social media, principale arena di proliferazione dei discorsi d’odio, piazze virtuali dominate da logiche di profitto che si trasformano in vero e proprio luogo di punizione.

    «Una gogna virtuale», scrive nella prefazione la Commissaria Agcom Elisa Giomi, «dove la violenza e l’umiliazione si manifestano attraverso lo schermo», con l’obiettivo di «mantenere le vittime in una condizione di subalternità, marginalizzazione e disumanizzazione».

    Traduzione dal portoghese (Brasile) di Silvia Stefani Prefazione di Elisa Giomi Postfazione di Ndack Mbaye BIBLIOGRAFIA COMPLETA
  • di Rahma Nur

    Una voce che rifiuta ogni incasellamento e silenziamento. Che dipinge un mondo complesso, dove la gioia e il dolore trovano spazio di riconoscimento, dove entrambi possono essere sussurrati e gridati. Una voce grazie a cui le parole si fanno veicolo per connettere mondi e al tempo stesso per valicare frontiere, linguistiche, culturali ed emozionali.

    È quella di Rahma Nur – donna, Nera, madre, (dis)-abile – che, nella sua prima raccolta di poesie, ci consegna un grido potente, intimo e al tempo stesso politico, contro le ingiustizie di una società ancora razzista, restituendo una molteplicità di lingue, quelle dimenticate e quelle incontrate, il dolore della perdita, ma anche la speranza di una maternità generativa. Una voce che si sofferma, attraverso l’atto poetico, sulla necessità di ribaltare lo sguardo, respingendo quegli occhi che “guardano senza riconoscere”, con il desiderio di ridurre e approssimare, restituendo invece – come scrive Mackda Ghebremariam Tesfau’ nella prefazione – uno sguardo proprio, non marginalizzato, capace anche di raccontare con il loro nome i dimenticati, le vittime del razzismo. La possibilità di una lettura trasformativa.

  • di Djamila Ribero

    Dieci lezioni brevi per comprendere le origini del razzismo e combatterlo. Dalla necessità di riconoscere il privilegio bianco, alla violenza razziale, Djamila Ribeiro delinea un percorso di critica e consapevolezza, per offrire nuovi spunti di riflessione e nuovi strumenti a chi voglia approfondire la propria percezione del razzismo e assumersi la responsabilità di trasformare il presente.

    Il razzismo, sostiene la filosofa brasiliana, non è solo l’atto volontario o meno di un individuo, ma una dimensione strutturale consolidata e radicata nella nostra società, che crea disuguaglianze, oppressione, negazione di diritti. Riconoscerne le radici e l’impatto può essere sconvolgente e paralizzante, ma la pratica antirazzista è più che mai urgente ed è una battaglia che riguarda tutti e tutte.

    Il volume in Brasile è rimasto per cento settimane nella classifica dei libri più venduti, ma è fondamentale anche nel nostro contesto sociale. «Questo Piccolo manuale - scrive nella prefazione Igiaba Scego - aiuterà anche noi qui in Italia, un’Italia che nega di essere perpetuatrice di razzismo sistemico (e lo è), a mettere a fuoco i dilemmi e i fantasmi che si agitano nella nostra contemporaneità».

    Traduzione di Francesca De Rosa Prefazione di Igiaba Scego
  • di Francesca De Rosa e Alessia Di Eugenio

    Una tessitura concettuale, contestuale e di testi, in prosa e versi, provenienti dal Brasile contemporaneo, utili a ricostruire importanti genealogie femministe e decoloniali, e a tracciare storie di movimenti. Voci Amefricane è una proposta antologica di traduzione di estratti di opere selezionate e lavori artistici visuali che mira a restituire il riflesso di un processo in corso che da un lato ha reso possibile altre forme e ripensamenti del canone letterario, dall’altro ha permesso una maggiore apertura, attenzione e possibilità di spazi per nuove produzioni letterarie. Ed è così che parole centrali nelle cosmovisioni indigene e afrobrasiliane, neologismi e parole che incarnano percorsi di autoaffermazione fanno presa insieme, inventano nuovi linguaggi. Un’opera per pensare e praticare – attraverso le pagine scritte – alternative valide al sistema patriarcale e (neo)coloniale in cui tutte e tutti viviamo.

    Con la postfazione di Valeria Ribeiro Corossacz

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