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  • di Silvia Grua Silvia Grua è una podista e ciclista. Classe 1975, vive in un paesino del basso canavese, in provincia di Torino. Bimba tranquilla, con la crescita ha sviluppato la sua vera natura attraverso lo sport. Prima macinando chilometri di corsa, poi scoprendo il piacere della pedalata in montagna, ha capito che la sua felicità era "riempirsi gli occhi" dei colori del mondo che ci circonda. A 34 anni ha incontrato sul suo percorso per due volte la parola "cancro". Ma è proprio grazie agli insegnamenti della pratica agonistica che è riuscita a rialzarsi. Non solo. Ha deciso di percorrere le strade in salita che le ha riservato la vita, con l'obiettivo di testimoniare e sensibilizzare le persone sulla prevenzione e sostenere la ricerca sui tumori. Con questo proposito, il 4 settembre 2021 ha conquistato sulle strade di casa il suo Everesting, una sfida incredibile: raggiungere in bicicletta il dislivello positivo di 8.848 metri, pari all’altezza del monte Everest, il tetto del mondo. Questo libro racchiude la sua storia, il racconto di una vita che tocca i colori più profondi, dall'oscuro nero al bianco candore della neve, passando per il verde dei prati, le sfumature del giallo del sole e l'azzurro di un cielo nitido. Prefazione di Libero Ciuffreda, Direttore della S.C. Oncologia Medica 1 AOU Città della salute e della Scienza Presidio Molinette - Torino
  • di CINZIA BREDA con VERONICA CORSARO Vivere lo sport nell'epoca del Covid. Tra stop e ripartenze, tra paure e nuove speranze. Le lezioni di ginnastica attraverso gli schermi, l'impossibilità del contatto fisico, gli spazi ridotti delle case, l'importanza del ruolo dell'allenatrice. Affrontare la distanza, costruendo nuove strade per crescere insieme, cercando la centralità della collaborazione, l’equilibrio tra adulti e bambini, il valore del tempo che scorre indisturbato. Pagine scritte per ragazzi e ragazze, genitori, insegnanti, allenatori, allenatrici e per tutti coloro che abbiano la curiosità e il desiderio di riflettere di un Oggi così diverso, vissuto con e attraverso lo sport. Un racconto delicato, onirico, profondo, in cui le parole e le illustrazioni dell'autrice Cinzia Breda - artista e tecnica di ginnastica ritmica - si intrecciano con la voce e l'ironia della giovane allenatrice Veronica Corsaro e la poesia di Ermanna Carmen Mandelli. Prefazione di Ilaria Leccardi
  • di Giorgia Bernardini

    La body culture vigente ci propone una specifica immagine delle sportive: donne muscolose e senza trucco con indumenti che mostrano un corpo atletico. Ma cosa accade quando alla pratica dello sport prendono parte le atlete musulmane, donne che secondo la loro cultura, tradizione e credo religioso sono considerate rispettabili solo se seguono i criteri di modestia nel comportamento e nell’abbigliamento? E quali sono le difficoltà che queste donne devono affrontare nei contesti sportivi, governati da regolamenti che per lo più vietano l'utilizzo dell'hijab, il velo sul capo, durante le competizioni?

    Attraverso le storie iconiche di Ramla Ali, Khalida Popal, Asma Elbadawi e Hasnaa Bouyij, quattro sportive che hanno rotto il tetto di cristallo, lottando per coniugare sport e religione, cultura e passione, Giorgia Bernardini ci guida nelle rivoluzioni che hanno coinvolto il mondo sportivo internazionale dove sempre più atlete musulmane si stanno battendo per autodeterminarsi e non dover scegliere tra velo e pratica agonistica. Dal basket al pugilato, dal calcio al rugby, non si tratta di vicende isolate, ma di storie di atlete diventate attiviste e punti di riferimento per le bambine di domani. Donne capaci di contrastare con le proprie scelte le dinamiche razziste e la cultura egemonica che ancora dominano le nostre società.

    Illustrazione di copertina di Lorena Spurio. Prefazione di Sumaya Abdel Qader
  • di ARIANNA ROCCA con ILARIA LECCARDI

    Arianna Rocca è una ginnasta. Entrata in palestra all’età di due anni, si è innamorata di questo sport fatto di forza e fatica, fino ad arrivare ai massimi livelli nazionali. Tre volte campionessa italiana assoluta al volteggio e più volte premiata con la sua società Forza e Virtù di Novi Ligure, ha brillato al fianco di stelle come Vanessa Ferrari, Carlotta Ferlito e in incontri internazionali ha spartito podi con l’olimpionica Simone Biles. Ciononostante non è riuscita a coronare il sogno di vestire il body della Nazionale azzurra in eventi ufficiali come Mondiali, Europei, Olimpiadi.

    Arrivata a 21 anni, decide di dire basta per inseguire un sogno più grande: lavorare con i bambini nelle scuole e portare un pezzo di sé, delle proprie competenze sportive e del proprio calore, in Tanzania, per sostenere il progetto della Onlus IOP Italia, attiva nel Paese africano con progetti rivolti a piccole orfane. “Sono una ginnasta, ma sono prima di tutto una persona. Amo i bambini, i loro sorrisi mi restituiscono la vita”.

    Un viaggio di speranza e solidarietà, maturato tra la polvere di magnesio e realizzato per regalare attimi di gioia.

  • Io sono

    20,00

    Cos’è il corpo per una ginnasta professionista? Come raccontare la sua potenza, elasticità, eleganza e forza? E qual è il rapporto tra l’atleta e il suo stesso corpo, strumento di lavoro fin dalla giovane età, che da una parte si pretende macchina perfetta, dall'altra deve fare i conti con la vita reale e i canoni imposti dalla società?

    Io sono è un progetto fotografico di Filippo Tomasi, professionista con anni di esperienza sui campi gara di tutto il mondo, in cui 17 ginnaste provenienti dall'universo dell'artistica e della ritmica hanno deciso di raccontarsi attraverso la propria fisicità, senza veli.

    Un progetto in cui la fotografia si fa parola, il gesto diventa arte, il bianco e il nero dipingono storie di fatica e crescita, per rivendicare, attraverso le singole esperienze ma con una voce collettiva, il diritto di mostrarsi per ciò che si è, per il piacere di condividere e affermare che ogni corpo è degno, speciale e bello.

    "Ti diranno che non vai bene, ti diranno che sei troppo alta, bassa, magra, grassa, ti guarderanno per come sei, per cosa fai, per le scelte che prenderai e ti giudicheranno, sempre. Ama ogni cosa di te, ogni difetto e imperfezione perché sono quelli che ti rendono unica".

      Con la prefazione di Francesca Masserdotti, di Assist - Associazione Nazionale Atlete
  • di MANUELA MELLINI La bicicletta per le donne non è mai stata solo un mezzo di trasporto, ma un veicolo con cui portare avanti battaglie, sfidare le convenzioni e tratteggiare la via per la propria emancipazione. Dalla sua nascita agli anni delle pioniere; dalle imprese di Alfonsina Strada, unica donna ad aver preso parte a un Giro d’Italia maschile, alla Resistenza che trasformò la bicicletta in un’arma preziosa; dagli anni ’60, con le battaglie sociali e il riconoscimento del ciclismo agonistico femminile, all’epoca odierna in cui, a fronte di alcune importanti conquiste, il lavoro da fare resta molto. La bicicletta è ancora sinonimo di resistenza e rivoluzione nei luoghi in cui le donne devono battersi per i diritti più elementari, ma anche nelle città occidentali, dove la lotta per il proprio riconoscimento va di pari passo con la ricerca di una mobilità democratica e inclusiva, con lo sguardo all’ambiente. Nella battaglia per l’autodeterminazione, nella volontà di costruire una società più equa e giusta, la bicicletta è un’ottima alleata delle donne. Perché è sostenibile, libera, non violenta, e permette di conquistare spazi fisici e sociali che a volte ancora sembrano preclusi. Prefazione di Paola Gianotti Illustrazione di copertina di Resli Tale

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