ambiente

  • di MANUELA MELLINI La bicicletta per le donne non è mai stata solo un mezzo di trasporto, ma un veicolo con cui portare avanti battaglie, sfidare le convenzioni e tratteggiare la via per la propria emancipazione. Dalla sua nascita agli anni delle pioniere; dalle imprese di Alfonsina Strada, unica donna ad aver preso parte a un Giro d’Italia maschile, alla Resistenza che trasformò la bicicletta in un’arma preziosa; dagli anni ’60, con le battaglie sociali e il riconoscimento del ciclismo agonistico femminile, all’epoca odierna in cui, a fronte di alcune importanti conquiste, il lavoro da fare resta molto. La bicicletta è ancora sinonimo di resistenza e rivoluzione nei luoghi in cui le donne devono battersi per i diritti più elementari, ma anche nelle città occidentali, dove la lotta per il proprio riconoscimento va di pari passo con la ricerca di una mobilità democratica e inclusiva, con lo sguardo all’ambiente. Nella battaglia per l’autodeterminazione, nella volontà di costruire una società più equa e giusta, la bicicletta è un’ottima alleata delle donne. Perché è sostenibile, libera, non violenta, e permette di conquistare spazi fisici e sociali che a volte ancora sembrano preclusi. Prefazione di Paola Gianotti Illustrazione di copertina di Resli Tale
  • di NINA LAKHANI "L’esercito ha una lista di persone da uccidere, con il mio nome in cima. Io voglio vivere, ma in Honduras l’impunità è totale. Quando vorranno ammazzarmi, lo faranno". Nel 2015 la leader indigena Berta Cáceres ha vinto il Goldman Prize, il premio ambientale più prestigioso al mondo, per aver guidato la campagna contro una diga idroelettrica finanziata dalle multinazionali sul fiume sacro del popolo Lenca. Meno di un anno dopo è stata uccisa. Nina Lakhani ripercorre la sua storia, il suo impegno a difesa dell’ambiente, dipingendo il ritratto intimo di una donna straordinaria, che si è battuta nonostante le intimidazioni e la morte di numerosi compagni. Ma al tempo stesso racconta la storia di un Paese, l'Honduras, oppresso dai poteri delle grandi aziende, del narcotraffico e dall’ombra degli Stati Uniti. Un'inchiesta potente, condotta con decine di interviste e anni di ricerche sul campo, nonostante le minacce ricevute dall'autrice, unica giornalista straniera ad assistere al processo in cui funzionari della sicurezza statale, sicari e dipendenti della compagnia incaricata della costruzione della diga sono stati condannati. Molte domande sui mandanti rimangono senza risposta. Traduzione di Agnese Gazzera

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